MATTEO OLIVERO QUOTAZIONI
l patrimonio artistico di Matteo Olivero si distingue principalmente per la sua straordinaria produzione di dipinti. Attraverso la sua maestria nella tecnica divisionista, ha saputo catturare l’essenza dei paesaggi montani, ritraendo con abilità e sensibilità le vedute innevate delle valli alpine. La sua capacità di scomporre il colore e di giocare con la luce ha reso le sue opere dei veri e propri capolavori, che continuano a incantare gli amanti dell’arte di tutto il mondo.
Per quanto riguarda i valori di mercato delle sue opere, si registra un interesse particolare per i lavori del suo primo periodo creativo. Le stime medie per bozzetti e studi, rappresentanti opere divisioniste di dimensioni ridotte, variano generalmente da €1.500 a oltre i €5.000. Tuttavia, sono i dipinti finiti e di dimensioni più ampie di Matteo Olivero a raggiungere i valori più elevati, con quotazioni che oscillano tra €15.000 e €50.000.
Un esempio eclatante dell’apprezzamento del mercato per le opere di Olivero è rappresentato dal record di vendita personale dell’artista, raggiunto nel 2017. In quell’anno, il dipinto “Primi raggi Dronero” del 1904, dalle dimensioni di 110 x 75 cm, fu venduto per circa €115.000. Questo risultato straordinario evidenzia la forte domanda e l’apprezzamento del pubblico per le prime opere divisioniste di grandi dimensioni dell’artista.
Tuttavia, è importante sottolineare che queste valutazioni sono indicative e soggette a variazioni. La valutazione accurata del valore delle opere dell’artista piemontese richiede una valutazione specifica da parte dei nostri esperti di divisionismo e, in particolare, di Matteo Olivero. Offriamo un servizio di valutazione gratuita e professionale, finalizzato a fornire una stima precisa e dettagliata del valore delle opere dell’artista.
QUOTAZIONI MEDIE:€1.500 - €50.000
Matteo Olivero Prezzi – Approfondimento e Studio sui Valori di Mercato
Matteo Olivero emerge come una figura di spicco nella seconda generazione dei divisionisti, un movimento artistico che ha rivoluzionato il panorama artistico dell’epoca. Partecipando attivamente a numerose esposizioni di rilievo, ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo dell’arte, grazie alle sue opere straordinarie e alla sua maestria nella tecnica divisionista.
Tuttavia, la sua carriera non è stata priva di ostacoli. Matteo Olivero ha affrontato battaglie personali contro la depressione, un nemico insidioso che ha influenzato profondamente la sua attività pittorica. Nonostante le sfide, il suo talento e la sua dedizione alla pittura hanno continuato a brillare, creando opere che sono testimonianza della sua sensibilità e della sua visione unica del mondo.
La pittura di Olivero è caratterizzata dalla tecnica divisionista, un metodo innovativo che ha rivoluzionato il modo in cui il colore e la luce vengono rappresentati sulla tela. Attraverso la scomposizione del colore e la sua magistrale resa luministica, ha saputo catturare l’atmosfera magica e suggestiva delle vedute innevate delle valli montane. I suoi dipinti trasmettono una sensazione di profondità e di movimento, immergendo lo spettatore in un mondo di emozioni e sensazioni.
I prezzi e i valori di mercato delle opere di Matteo Olivero sono tra i più elevati tra i pittori divisionisti della seconda generazione, confermando il suo status di uno dei più quotati della sua corrente artistica. L’apprezzamento per la sua opera è tangibile, soprattutto per la sua straordinaria abilità nell’utilizzo della luce, che conferisce alle sue opere una bellezza e una profondità uniche.
Particolarmente ricercate sono le opere di grandi dimensioni realizzate durante il suo primo periodo divisionista, compreso tra il 1903 e il 1917. Queste opere, con la loro magnificenza e la loro complessità, sono considerate tra le più pregevoli della produzione artistica di Olivero, e di conseguenza hanno valori di mercato più elevati.
In sintesi, Matteo Olivero resta un’icona del divisionismo, un maestro che ha saputo trasformare la pittura in un’esperienza sensoriale e emozionale senza precedenti.
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Conosciamo profondamente l’evoluzione artistica di Matteo Olivero, dai suoi primi passi accademici fino alla sua progressione verso la pittura divisionista. Attraverso la scomposizione del colore e la resa luministica, ha saputo ritrarre in modo magistrale le vedute innevate delle valli montane, creando opere di straordinaria bellezza e valore artistico.
Tuttavia, comprendiamo anche le sfide personali che hanno influenzato la sua produzione artistica, soprattutto durante il suo ultimo periodo caratterizzato da forti crisi depressive.
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Biografia di Matteo Olivero Pittore
Matteo Olivero nasce in un tranquillo mattino di giugno, precisamente il 15 del mese, nel pittoresco borgo di Pra Rotondo di Acceglio, situato tra le maestose vette delle Alpi cuneesi, in Piemonte, nell’anno 1879. Figlio di modesti contadini, la sua infanzia trascorse tra le verdi colline e i rigogliosi boschi che circondavano il suo villaggio natale. Tuttavia, la sua giovane vita fu segnata da una tragedia precoce: la perdita del padre, avvenuta quando aveva appena sei anni. Questo evento doloroso lasciò un segno indelebile nella sua anima sensibile, ma non fece che alimentare la sua determinazione a perseguire i suoi sogni.
Fin da giovane, Matteo Olivero mostrò un interesse vivace per l’arte e la creatività. Attratto dalla bellezza del mondo che lo circondava, trascorreva ore a osservare i colori del tramonto dipingersi sulle cime delle montagne e a catturare le forme e i dettagli della natura con matite e pennelli. Fu proprio questa passione innata che lo spinse a cercare una formazione artistica più avanzata.
Tra il 1893 e il 1895, Matteo Olivero frequentò la Scuola Tecnica di Cuneo, dove ebbe la possibilità di coltivare il suo talento artistico e acquisire le conoscenze tecniche necessarie per esprimersi pienamente. Tuttavia, sentiva che il suo vero destino lo attendeva altrove. Fu così che, insieme alla madre, decise di trasferirsi a Torino, il cuore culturale del Piemonte, per cercare opportunità migliori.
A Torino, trovò terreno fertile per il suo spirito creativo. Si iscrisse all’Accademia Albertina, una delle istituzioni artistiche più prestigiose d’Italia, dove ebbe la fortuna di studiare sotto la guida di maestri rinomati come Leonardo Bistolfi e Giacomo Grosso. Qui, immergendosi nelle diverse discipline artistiche, Matteo Olivero sviluppò il suo stile unico e affinò le sue capacità tecniche, preparandosi per una carriera che avrebbe lasciato un segno indelebile nel mondo dell’arte.
I primi passi di Matteo Olivero nel mondo dell’arte furono segnati dalle arti plastiche. Nel 1900, fece il suo debutto alla Promotrice di Torino con una scultura che destò l’interesse dei critici e del pubblico. Tuttavia, la sua sete di esplorazione lo portò presto a scoprire una nuova forma espressiva: la pittura.
A partire dal 1901, Matteo Olivero si dedicò con fervore alla pittura, esplorando diverse tecniche e stili. Fu durante questo periodo che entrò in contatto con il Divisionismo, un movimento artistico che credeva nel potere del colore e della luce per trasmettere emozioni e sensazioni, influenzato dall’amico Giuseppe Pellizza da Volpedo e dall’ammirazione per l’opera dell’ormai scomparso Giovanni Segantini. Attraverso la sua collaborazione con la rivista “Les Tendances nouvelles” e l’uso dello pseudonimo Leonardo, esplorò le possibilità del Divisionismo, creando opere che colpirono per la loro intensità e vitalità.
Il successo di Matteo Olivero crebbe rapidamente, e presto divenne una figura di spicco nella scena artistica torinese. Nel 1902, ottenne una discreta notorietà alla Quadriennale di Torino, confermando il suo talento e la sua versatilità artistica. Da quel momento in poi, la sua carriera decollò, e si ritrovò regolarmente presente alle più importanti mostre d’arte del tempo, dalla Promotrice di Torino alle Internazionali di Venezia, fino alla Biennale romana del 1925.
Tuttavia, la sua vita non fu priva di sfide e dolori. Nel 1917, fu chiamato a servire il suo Paese durante la Grande Guerra, un’esperienza che segnò profondamente la sua anima sensibile. Tuttavia, il suo amore per l’arte e il suo impegno verso la sua arte non vacillarono mai.
Dopo il ritorno a Saluzzo nel 1919, Matteo si immerse nuovamente nel suo lavoro, trovando ispirazione nei paesaggi della campagna padana e nei volti delle persone comuni. Tuttavia, le ombre della depressione lo perseguitarono per gran parte della sua vita, e la morte prematura della madre nel 1930 lo gettò in una profonda crisi.
Afflitto da un senso di vuoto e disperazione, Matteo si ritirò sempre più nel suo mondo interiore, isolandosi dall’ambiente artistico che aveva tanto amato. Fu solo grazie all’amicizia e al sostegno del senatore Burgo che riuscì a trovare un rifugio temporaneo dalla tempesta che tormentava la sua anima tormentata.
Ma il 28 aprile del 1932, Matteo Olivero decise di porre fine al suo dolore, compiendo l’estremo gesto del suicidio.
Matteo Olivero Opere – Stile e Caratteristiche
Caleidoscopio di Raggi Solari e Neve: La Pittura Divisionista di Matteo Olivero
Inizialmente avviato alla scultura, Matteo Olivero fece il suo esordio artistico nel mondo dell’arte con opere che già lasciavano intravedere il suo talento eccezionale. Tuttavia, la sua vera passione lo portò presto a concentrarsi esclusivamente sulla pittura, chiudendo quella breve parentesi scultorea. Fu proprio nel 1901 che prese questa decisiva svolta, abbandonando gli scalpelli per dedicarsi completamente al pennello e ai colori.
Nel suo primo periodo pittorico, Matteo Olivero si ispirò allo stile accademico, seguendo le tradizioni e le convenzioni artistiche del tempo. Tuttavia, la sua sete di sperimentazione e il desiderio di esprimere la sua visione unica del mondo lo portarono ben presto a cercare nuove strade espressive. Fu così che, intorno al 1903, si avvicinò gradualmente alla tecnica divisionista.
Il divisionismo, un movimento artistico che credeva nella scomposizione dei colori e nell’uso della luce per creare effetti suggestivi, divenne il nuovo terreno di esplorazione di Matteo Olivero. Le sue opere divisioniste sono caratterizzate da una straordinaria vivacità cromatica, con raggi solari che invadono i paesaggi con i loro toni caldi e avvolgenti.
Le pennellate filamentose e puntiniste di Olivero, unite ai colori puri e alla luce vibrante, conferiscono alle sue opere un’aura magica e suggestiva. In particolare, i suoi dipinti paesaggistici, spesso ritraenti le montagne e le valli delle Alpi, sono pervasi da una sensazione di maestosità e grandiosità. Val Maira e Val Varaita, con le loro vette innevate e i loro panorami mozzafiato, diventano le protagoniste indiscusse delle sue tele.
Il divisionismo di Matteo Olivero non si limita solo a una semplice rappresentazione della realtà, ma cerca di catturare l’essenza stessa della luce e della natura. I suoi dipinti diventano veri e propri caleidoscopi di colori e sensazioni, trasportando lo spettatore in mondi incantati e surreali.
Nonostante le radici del suo stile risalgano ai grandi maestri del divisionismo, Matteo Olivero seguì sempre una propria ricerca individuale e un percorso artistico unico. Fu proprio questa sua originalità e profondità di visione a renderlo uno dei pittori più distintivi e ammirati del suo tempo.
Durante il periodo bellico, Matteo Olivero interruppe temporaneamente la sua attività artistica. Tuttavia, dal 1919 riprese con rinnovato vigore, concentrandosi principalmente sui paesaggi della campagna padana. Questo nuovo periodo artistico, sebbene caratterizzato da momenti di serenità e ispirazione, fu anche segnato da periodi di profonda crisi depressiva, che si riflettevano anche nel suo lavoro.
Nonostante le sfide personali e artistiche che dovette affrontare, Matteo Olivero rimase sempre fedele alla sua passione per l’arte e alla sua missione di catturare la bellezza e la magia del mondo che lo circondava.
Di seguito alcuni dei suoi dipinti più noti:
- Morente (1903)
- Primi raggi Dronero (1904)
- Mattino in alta Val Maira (1907/08)
- Il sole a Ussolo (1907/08)
- La via per il sole (1908)
- Solitudine (1908)
- Paesaggio invernale (1911/14)
- Tramonto (1914)
- Suburbio (1920)
- Cuneo