Il Caffè Aragno, fiorente nel cuore di Roma sin dal lontano 1886, nella storica Via del Corso, ha svolto un ruolo di grande rilievo come punto di incontro per intellettuali, artisti e scrittori d’avanguardia della capitale. In questo articolo, scopriremo le radici e il prestigio di questo luogo iconico, esplorando gli incontri d’intelletto e arte che hanno reso il Caffè Aragno una vera e propria incubatrice di idee creative.
Le Radici del Caffè Aragno
Il Caffè Aragno ebbe inizio a Roma all’interno di Palazzo Marignoli, dimora del marchese Filippo Marignoli. Da subito, si trasformò in uno dei luoghi di ritrovo più importanti della città, affascinando e attrattiva artisti, scrittori e attori affermati e d’avanguardia. L’atmosfera unica del caffè lo rese un vivace centro culturale della Roma del tempo.
La “Terza Saletta”: Cuore Pulsante delle Conversazioni Intellettuali
Negli anni ’30, il Caffè Aragno raggiunse l’apice della sua fama e divenne un luogo cruciale per gli artisti e gli intellettuali dell’epoca. La celebre “Terza Saletta” era avvolta da una densa nuvola di fumo di tabacco, ma anche di idee rivoluzionarie. Questa stanza rappresentava il cuore pulsante delle discussioni sulle avanguardie artistiche, attirando gli esponenti del Futurismo, nonché gli artisti del movimento Valori Plastici.
Il Caffè Aragno e il Caffè Greco
In contrasto con il celebre Caffè Greco, un altro punto di ritrovo per gli artisti d’avanguardia, il Caffè Aragno vantava la sua “Terza Saletta” come centro nevralgico di incontri e confronti. Il Caffè Greco, famoso per ospitare pittori del calibro di De Pisis, Prampolini e Trombadori, era un luogo altrettanto stimolante per il dibattito artistico. Da questi incontri nacquero diverse iniziative editoriali, tra cui spicca il periodico “Valori Plastici”, coinvolgendo Carrà, De Pisis, Savinio e De Chirico. Questo periodico rappresentò un tentativo di creare un ponte tra le diverse correnti culturali europee, confermando il Caffè Aragno come epicentro delle avanguardie artistiche romane.
Un Crogiuolo Creativo e Cosmopolita
Oltre ad essere frequentato da personaggi già affermati, il Caffè Aragno era un vero punto di riferimento per gli artisti stranieri di passaggio e per i giovani talenti in cerca di ispirazione nella Città Eterna. La “Terza Saletta” diventò il luogo d’incontro di un gruppo eclettico di personalità, tra cui spiccavano Guttuso, Bartoli e Scipione. Questi artisti contribuirono a creare un’atmosfera unica e stimolante, dove l’arte e la cultura si intrecciavano in modo indissolubile.
Il Ruolo Chiave di Alfredo Mezio e la Retrospettiva Artistica
Uno degli attori chiave che animavano le discussioni e gli incontri del Caffè Aragno fu il critico Alfredo Mezio. Nel 1954, Mezio organizzò una retrospettiva dei pittori che avevano frequentato il locale, sottolineando l’importanza di quel nucleo di artisti solidali, lontani dalle mode del tempo. Edita Walterovna zur Muehlen, moglie di Mario Broglio, sottolineò con entusiasmo l’influenza positiva che il caffè aveva esercitato su quegli artisti, contribuendo a creare un ambiente di condivisione e supporto reciproco.
In definitiva, il Caffè Aragno ha rappresentato un autentico centro di gravità per le avanguardie artistiche romane, attraendo personalità di spicco e giovani talenti in cerca di ispirazione. La sua “Terza Saletta” rimane un luogo simbolo della fervente vita intellettuale e culturale della Roma d’avanguardia, consolidandosi come uno dei pilastri fondamentali del patrimonio artistico della città eterna.
Incontri d’Intelletto e Conversazioni Intraprendenti
Il Caffè Aragno divenne il punto di incontro per esponenti di spicco della letteratura e della pittura, i quali animavano il locale con fervide conversazioni intellettuali. La celebre “Terza Saletta”, definita da Orio Vergani come il “sancta sanctorum della letteratura, dell’arte e del giornalismo”, divenne il cuore pulsante del caffè. In questo ambiente avveniristico, prese forma la testata “La Saletta di Aragno”, testimonianza tangibile dell’influenza e del prestigio del locale nell’ambiente culturale romano.
L’Apice del Prestigio
Negli anni ’30, il Caffè Aragno raggiunse l’apice della sua notorietà, diventando un importante punto di incontro per intellettuali, politici e artisti. Fra i frequentatori affezionati, si annoveravano noti letterati come Vincenzo Cardarelli, Roberto Bracco e Antonio Baldini, insieme a personalità di spicco come Filippo Tommaso Marinetti, il fondatore del Futurismo, e il critico d’arte Emilio Cecchi. Questi incontri scatenarono scottanti discussioni sulle avanguardie artistiche e le opposte visioni tra classicismo ed espressionismo.
Un’Atmosfera Iconica e Cosmopolita
La “Terza Saletta” del Caffè Aragno, avvolta dalle pareti color tabacco e impregnata del fumo degli avventori, emanava un’atmosfera vibrante. Le grandi specchiere riflettevano le vivaci conversazioni tra artisti e intellettuali, comodamente seduti sul lungo divano foderato di tela. La vista di via delle Convertite attraverso le finestre alimentava la fervente ispirazione degli artisti. Non solo un luogo di incontro per i nomi affermati della cultura romana, il Caffè Aragno divenne anche un punto di riferimento per artisti stranieri in visita a Roma e giovani talenti appena giunti in città, arricchendo ulteriormente l’atmosfera cosmopolita del caffè.
L’Immortalità Nell’Arte
Il pittore Amerigo Bartoli immortalò la magia del Caffè Aragno nell’opera “Gli amici al caffè”, dipinta nel 1930. Questo capolavoro cattura l’istantanea di quel gruppo eclettico di intellettuali e artisti, tra cui Emilio Cecchi, Carlo Socrate, Ardengo Soffici, Antonio Baldini, Pasqualina Spadini, Giuseppe Ungaretti, Mario Broglio e molti altri. Il quadro, che include anche il cameriere Malatesta, una figura ben nota all’interno del locale, si trasforma in una testimonianza indelebile del prestigio del Caffè Aragno nell’ambiente culturale romano.
La Fine di un’Epoca
Tuttavia, nel corso degli anni successivi, il caffè iniziò a perdere gradualmente la sua centralità culturale, segnando la fine di un’epoca. In un’era di cambiamento in cui le avanguardie artistiche cedevano il passo a nuovi movimenti culturali, il Caffè Aragno divenne il simbolo di una generazione da superare. L’artista Mario Mafai, con la sua pungente satira, ironicamente descrisse “quelli di Aragno” nella sua caricatura del quadro di Bartoli.
Una Memoria Collettiva Ereditata
Nonostante la perdita di centralità, il Caffè Aragno rimase un punto di riferimento per la memoria collettiva e un segno tangibile del passato glorioso. Opere d’arte e graffiti realizzati dal celebre pittore Afro Basaldella nel 1950 decoravano ancora le pareti del caffè, testimoniando le storie e le esperienze di coloro che avevano frequentato quel luogo iconico.
Il Risveglio della Memoria
Negli anni successivi, alcune delle opere d’arte del Caffè Aragno furono amorevolmente restaurate e reintegrate nel nuovo design di un negozio, preservando così la memoria di quel luogo che aveva segnato una fase cruciale nella storia dell’arte e della cultura romana. Questo processo di conservazione e ripristino ha contribuito a mantenere viva l’eredità del caffè, affascinando le generazioni attuali con la sua storia intramontabile.
Conclusioni
Il Caffè Aragno ha superato la sua funzione di semplice caffè per diventare un crogiuolo di idee creative, un luogo di incontro per intellettuali e artisti d’avanguardia. La sua eredità culturale è stata tramandata attraverso opere d’arte, testimonianze storiche e la memoria collettiva di una generazione passata. Ancora oggi, il Caffè Aragno continua a essere un simbolo indelebile della Roma d’avanguardia e un prezioso tassello del patrimonio culturale della città eterna, ispirando e affascinando coloro che apprezzano la storia e la vitalità dell’arte e della cultura.